Ciao a tutti!
In queste settimane di pausa, in cui a causa di ristrutturazione della casa o del full-immersion di studio per l'Esame di Stato (speriamo bene...), non rimane molto tempo per l'attività sportiva.
Ovviamente a settembre ho ricominciato, da fedelissima, il mio corso bi-settimanale di aquagym e con mia somma gioia ho scoperto che la nuova istruttrice è una tipa molto tosta, quindi si lavora di brutto!
Invece, le belle uscite di un giorno devono aspettare...ma la mente comunque continua a lavorare.
E così ho deciso di completare questo articolo, la cui idea è rimasta lì in trepida attesa della giusta ispirazione per mesi.
Voglio subito premettere che non scrivo in cerca di compatimento e nemmeno per piangermi addosso, voglio solo farvi partecipe di uno strano paradosso. Ah! Non sono nemmeno una fighetta fissata con la moda!
Veniamo al dunque!
Come sarà capitato anche a voi, per quanto si trattino bene i capi di abbigliamento sportivo e per quanto siano robusti, col tempo tendono inevitabilmente a cedere sotto i colpi delle sciate, nuotate e passeggiate.
E così, naturalmente, ci si reca in un bel negozio sportivo, di quelli che hanno duemila marche e tantissimi capi d'abbigliamento, per acquistare il nuovo capo.
Immaginate la scena.
Matteo ed io entriamo nel negozio sportivo perchè ho necessità di acquistare un paio di pantaloni tecnici da trekking. Ci dirigiamo al reparto dedicato, iniziamo a dare un'occhiata a materiali e prezzi (anche questi ultimi hanno il loro peso). Matteo propone il pantalone numero 1: troppo piccolo, il pantalone n.2 (anche Matteo farebbe fatica a entrare nella XL, figuriamoci io!) troppo piccoli: scartati!, pantalone n. 3 "Se tengo dentro la pancia, non respiro e non mi piego potrei starci".